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Turismo enogastronomico: le potenzialità per gli Hotel

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Cari e care WuBookers, l’Italia – si sa – è famosa per tante cose, tra cui anche la cucina. Fattore di attrattiva importante per il turismo domestico ed estero, il patrimonio enogastronomico può essere valorizzato e sfruttato anche da chi lavora nell’ospitalità.
Ecco in cosa consiste il turismo enogastronomico del Belpaese e come trarne vantaggio per la propria struttura.

Turismo enogastronomico in Italia: un fenomeno in crescita

Lo abbiamo accennato parlando delle tendenze travel per il 2024: il turismo enogastronomico è in crescita, non solo in quanto tale, ma anche come leva di interesse per gli altri tipi di turismo (balneare, montano, sportivo, lento, e così via). In altre parole, l’enogastronomia assume un ruolo sempre più rilevante anche per i viaggiatori che non la perseguono come obiettivo esclusivo della vacanza.
È quanto emerso dal VI Rapporto Sul Turismo Enogastronomico Italiano, curato da Roberta Garibaldi (Docente di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, vicepresidente del Comitato Turismo dell’Ocse) con il contributo dei maggiori esperti nazionali ed internazionali.

Nel 2023, il 58% dei turisti – circa 9,6 milioni – mostra un crescente interesse per esperienze legate al cibo, al vino e alla birra, segnando un aumento di 37 punti percentuali rispetto al 2016. Questa tendenza non è limitata a un gruppo specifico, poiché il 70% dei viaggiatori in Italia ha partecipato ad almeno cinque attività di questo tipo nei propri viaggi più recenti, con un incremento del 25% rispetto al 2021.Un interesse che riflette un trend diffuso in tutta Europa. La cucina e le bellezze naturali sono infatti le attrazioni principali per la prossima estate: circa il 4,5% degli europei, ovvero 5,5 milioni, pianifica viaggi con l’enogastronomia come motivo principale. Nonostante le sfide economiche, un terzo dei turisti italiani prevede di aumentare il budget per le esperienze enogastronomiche rispetto al 2022. Le premesse per il 2024 sono dunque alquanto positive.
Tuttavia, per poterle sfruttare al meglio, è necessario conoscere gli interessi e le aspettative che guidano le scelte del turista enogastronomico nel prossimo futuro.

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turismo gastronomico chef che cucinano

Il profilo del turista enogastronomico: 4 tendenze da conoscere

Il Rapporto fornisce anche una descrizione dei tratti principali del turista enogastronomico italiano, che segue preferenze e tendenze proprie, riassunte in 4 punti: varietà, “frictionless” (accessibilità), green & social e longevity. Vediamole nel dettaglio.

1. Varietà

Il turista enogastronomico è in cerca di stimoli ed esperienze nuove e autentiche. Si interessa alle tradizioni culinarie dei luoghi che frequenta, e alla storia delle aziende (intese anche come cantine, birrifici e frantoi) che visita. Ma è curioso di sperimentare anche forme di intrattenimento ibride e innovative, come il wine trekking, il foraging per imparare a raccogliere piante e frutti selvatici, oppure escape room, corsi di sopravvivenza, cene con delitto. Oltre alle cantine e ai luoghi di produzione “classici”, cresce l’interesse per caseifici e salumifici e per il beverage in senso ampio (dal gin alle bevande analcoliche).

Il ruolo della struttura alberghiera è cruciale: un turista italiano su due vorrebbe alloggiare in strutture a tema enogastronomico. Non solo, l’indagine riporta che il “76% vorrebbe che il ristorante della struttura scelta utilizzasse prodotti del luogo e offrisse specialità locali, il 73% una prima colazione a base di prodotti del luogo. Il 69% desidera avere informazioni sulle esperienze enogastronomiche del territorio direttamente in struttura ed il 65% partecipare a tour enogastronomici organizzati dalla struttura”.

2. Frictionless

Il passaparola continua ad essere un motore fondamentale di prenotazione. E questo anche a causa di una generale inadeguatezza dei canali digitali, come siti web e portali online, spesso giudicati troppo contorti e poco fruibili dai turisti. Proprio l’accessibilità è infatti indicata come requisito per la raccolta di informazioni e la generazione di contatti.
Cresce, per contro, l’uso dei social media come Facebook e Instagram, più immediati soprattutto per i Millennials e la Gen Z.
Da non sottovalutare poi l’influenza generata da film e serie TV ambientati in hotel (il cosiddetto “effetto The White Lotus”) che ha un’incidenza significativa sulla scelta della meta.

Tra le raccomandazioni fornite dall’indagine per far fronte a questi fenomeni ci sono anche:

  • la diversificazione dei canali di vendita, con l’inclusione di piattaforme dedicate alle esperienze enogastronomiche come GetYourGuide e Viator, studiati per garantire un’esperienza utente ottimale;
  • l’attivazione di percorsi di fidelizzazione con sconti e fidelity card esclusive.
turismo gastronomico turista nella natura

3. Green & Social

La curiosità per le tradizioni gastronomiche locali si associa spesso al desiderio di sostenibilità, su più fronti. Il primo riguarda i comportamenti responsabili durante la vacanza e in struttura, con il 65% dei viaggiatori italiani più attento allo spreco alimentare al ristorante e in albergo; e il 51% che ha scelto di non richiedere il cambio quotidiano degli asciugamani nelle strutture di soggiorno (un contributo essenziale anche alla riduzione degli sprechi in albergo).
Il secondo aspetto riguarda invece una diffusa propensione alla destagionalizzazione: il turista enogastronomico preferisce muoversi in periodi di minore affluenza anche per evitare di pesare sulle destinazioni in alta stagione.
Infine, questo tipo di viaggiatori si dimostra particolarmente sensibile alle iniziative che coinvolgono le comunità locali e ne sostengono le economie. Basta pensare che “il 35% dei turisti italiani ha visitato piccole botteghe artigiane del gusto nel corso dei viaggi degli ultimi tre anni e il 34% bar e ristoranti storici”.

Un’offerta più variegata di servizi ed esperienze a tema food & beverage tipiche del territorio, unita a un maggiore collegamento tra aree urbane e zone rurali, meglio se con una gamma di mezzi di trasporto slow e sostenibili (come bici e treni), potrebbe essere il mix perfetto per rispondere a queste tendenze.    

4. Longevity

Longevità e benessere sono in cima alle preferenze di chi viaggia per ragioni enogastronomiche. Ricette salutari e trattamenti per il corpo (a base di olio e di birra soprattutto, ma anche nei vigneti) sono i plus più ricercati.Così come il digital detox e la compagnia di amici e familiari, possibilmente in contesti rurali. Per la maggior parte degli italiani il vero lusso è il tempo: da dedicare a sé e agli altri, per sentirsi realizzati anche in vacanza.
Bene quindi puntare su servizi e prodotti che promuovono la cura di sé e il benessere a lungo termine.

turismo gastronomico tavolata in campagna

Suggerimenti per sfruttare il turismo enogastronomico

Finora abbiamo approfondito soprattutto scenari e tendenze, con qualche spunto operativo. Volendo trarre le fila del discorso: quali sono le modalità per intercettare questo tipo di richiesta e tradurlo in prenotazioni?
A livello di offerta, è cruciale sviluppare format e percorsi enogastronomici, sfruttando il ristorante interno, se presente. In questo senso possono funzionare proposte che prevedono alloggio e pasti insieme, con menù studiati ad hoc. Arricchire il proprio tariffario con opzioni che includono pranzi e cene può infatti soddisfare le aspettative dei clienti che si trovano già in struttura e contribuire ad attirarne di nuovi.
Tutto sta nel comunicarle e gestirle bene. Il ristorante interno ha infatti necessità e logiche proprie, che devono collimare con quelle del resto della struttura per garantire un’operatività fluida e flessibile a ogni livello, evitando ogni disservizio per gli ospiti.

Per questo è importante in primo luogo dotarsi di strumenti di management adeguati e integrati, come ad esempio Zak di WuBook. Tra i PMS per hotel più evoluti, Zak prevede anche la funzionalità “Gestione ristorante” che permette di collegare pasti e occupancy tenendo conto dei trattamenti con cui sono vendute le camere. Un sistema essenziale, con cui è possibile:  

  • associare i tavoli alle camere della struttura e collegare la cassa del ristorante alla fatturazione delle camere;
  • aggiungere in pochi clic eventuali extra (come bevande o coperti) associandoli alla camera;
  • attivare la modalità di prenotazione veloce per gli ospiti dell’albergo;
  • creare menù stampabili o virtuali consultabili tramite qr code;
  • differenziare i menù tra le varie aree dell’hotel (ad esempio, bar, veranda, piscina).

E molto altro ancora, da ogni dispositivo, compresi smartphone e tablet.

turismo gastronomico per hotel ristorante piscina
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Ma come fare quando il ristorante interno non è presente? In questi casi, la sinergia tra albergatori, ristoratori e aziende produttrici locali, è la chiave. Il tessuto sociale circostante consente di creare veri e propri pacchetti vacanza con visite, degustazioni e lezioni di cucina, tenute in altre realtà del territorio come cantine, frantoi, caseifici e così via.
Il primo passo è dunque esplorare quali sono le tradizioni più note e richieste da chi visita la zona per strutturare una rete di contatti e partnership. Anche il calendario di eventi e manifestazioni di settore (fiere a tema, sagre, ecc.) può fornire occasioni di visibilità e idee commerciali nuove.  

Ma, lo dicevamo all’inizio, l’enogastronomia può conquistare anche chi viaggia per altre ragioni. Come insegna il marketing sensoriale un souvenir a base di prodotti tipici può far scattare un interesse inatteso, da sviluppare e integrare durante il pernottamento.E, a ben guardare, la cucina non vive solo in alta stagione, ma offre potenziali leve commerciali tutto l’anno. Un fattore che contribuisce alla sostenibilità della vacanza e della destinazione, soprattutto in presenza di collegamenti green con le aree rurali o lontane dalle mete turistiche più affollate.
Un tema, questo, caro a tutta la filiera: da chi viaggia a chi lavora nel settore, che con il turismo enogastronomico può ampliare il proprio periodo di attività senza gravare ulteriormente sulle risorse del posto. Insomma, quello che si dice un affare, bello e buono.