Cari e care WuBookers, durante il vostro lavoro, avete mai avuto la sensazione di stare vivendo in un film? O avete mai pensato che il vostro hotel potesse essere benissimo il set di una pellicola cinematografica o, perché no, di una serie TV? Ebbene, sappiate che non siete i soli. Proprio gli alberghi, con il loro misto di familiarità ed estraneità, sono stati spesso l’ambientazione perfetta di tante storie di successo e oggi vogliamo consigliarvene qualcuna.
Ecco dunque la nostra lista di 13 titoli da non perdere.
10 film ambientati in hotel da vedere
Stilare un elenco esaustivo dei migliori film ambientati in hotel sarebbe impossibile, per questo abbiamo preferito fare una selezione di quelli che, secondo noi, si sono distinti per trama, genere o bravura del regista e del cast.
Non sono in ordine cronologico, ma non mancano grandi classici e proposte più recenti, e spaziano dalla commedia all’horror: buona lettura e buona visione!
Spoiler alert: le descrizioni che seguono potrebbero contenere dettagli rilevanti sulla trama o sul finale del film.
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Grand Hotel (1932)
Ambientato in un finto hotel di Berlino degli anni Trenta, “Grand Hotel” mette in scena le vicende di diversi personaggi che si intrecciano in modo inatteso e articolato.
La trama principale, attorno a cui si snodano tutte le altre, è quella di madame Grusinskaya (Greta Garbo), una ballerina in declino decisa a suicidarsi, salvata per caso dal sedicente barone Felix von Geigern (John Barrymore), un ladro gentiluomo di cui la donna si innamora. Ospiti dello stesso albergo sono anche il burbero industriale Preysing (Wallace Beery), il suo aiutante Otto Kringelein (Lionel Barrymore) e l’avvenente segretaria Flaemmchen (Joan Crawford, allora in ascesa) le cui vite – tutte segnate dal bisogno di soldi – finiranno per incrociarsi, e scontrarsi, con quelle del barone e della sua amante. Tratto dal romanzo dell’autrice austriaca Vicki Baum e diretto da Edmund Goulding, “Grand Hotel” ha, tra gli altri, il pregio di aver inaugurato un genere di film completamente nuovo: quello dell’all star movie, pellicole con cast stellari che tanto sarebbero piaciute a Hollywood e non solo. Vero successo al botteghino, “Grand Hotel” vinse anche l’Oscar come Miglior Film nel 1932.
Grand Budapest Hotel (2014)
Di ispirazione austriaca (in questo caso, i racconti dello scrittore Stefan Zweig) ma di tutt’altro genere, “Grand Budapest Hotel” è forse la pellicola di maggior successo del noto regista statunitense Wes Anderson. L’Europa nazista fa anche qui da sfondo alle disavventure di Monsieur Gustave (Ralph Fiennes), concierge e direttore dell’hotel che, ingiustamente accusato di aver ucciso Madam D. (Tilda Swinton), cercherà di provare la sua innocenza grazie all’aiuto del lobby boy Zero (Tony Revolori) tra imprevisti e rocamboleschi colpi di scena.
Commedia godibilissima, di chiaro stampo pacifista, si distingue anche per la raffinatezza compositiva delle ambientazioni e dei costumi, che sono valsi due Premi Oscar nel 2015 per i migliori Costumi a Milena Canonero e per la migliore scenografia ad Adam Stockhausen e Anna Pinnock. Prova che, per quanto ricostruito, il fascino di un hotel può persino aggiudicarsi un riconoscimento internazionale.
Shining (1980)
Decisamente più sinistro che affascinante è invece l’Overlook Hotel rappresentato da Stanley Kubrick nel cult horror “Shining”, tratto dall’omonimo romanzo del ‘77 di Stephen King.
Sperduti tra le montagne del Colorado, Jack Torrance (Jack Nicholson) sua moglie Wendy (Shelley Duvall) e il loro figlio Danny (Danny Lloyd) si trasferiscono nell’albergo durante i mesi di chiusura invernale, con il compito di farne da custodi.
Ben presto però quello che doveva essere un soggiorno tranquillo, si trasforma in un incubo per tutti e tre i protagonisti: Danny comincia infatti a manifestare la “luccicanza” (shining, in inglese), ovvero delle visioni che gli rivelano immagini raccapriccianti sul passato spaventoso dell’hotel (tra cui la celebre scena delle due gemelle nel corridoio).
Episodi simili colpiranno, in un delirio crescente, anche il padre che, in un attacco di follia, cercherà di uccidere la sua famiglia.
Anche se il film fu accolto da giudizi contrastanti, rimane ancora oggi un must della cinematografia mondiale ad alta tensione.
Psycho (1960)
Rimanendo sui toni dell’orrorifico, non possiamo non citare “Psycho”, di Alfred Hitchcock, che si svolge perlopiù all’interno del Bates Motel, una struttura gotica dall’aspetto inquietante già di per sé. È qui che si rifugia Marion Crane (Janet Leigh), segretaria di un agente immobiliare di successo, dopo aver rubato del denaro al suo capo con l’intento di ricongiungersi al suo amante. Tuttavia tale incontro non avverrà mai perché Marion verrà uccisa, in una delle scene più iconiche del film, dalla madre del direttore del motel, Norman Bates (Anthony Perkins). E questo non è l’unico degli efferati delitti che verranno commessi dalla donna – e che hanno reso celebre il titolo tra gli amanti del genere – poiché anche l’investigatore privato Milton Arbogast, (Martin Balsam), assunto per indagare sulla scomparsa di Marion, verrà brutalmente ucciso.
Interpretazioni magistrali e incubi assicurati per tutti i frequentatori di hotel e motel. Una curiosità: sia “Shining” che “Psycho” sono stati oggetto di parodia nei video promozionali della Premier Inn, catena di alberghi inglese, interpretati dal comico britannico Lenny Henry: un bell’esempio di come certi riferimenti cinematografici possano essere sfruttati a proprio vantaggio.
Four Rooms (1995)
Nato per volontà di un altro dei mostri sacri del cinema contemporaneo, Quentin Tarantino, “Four Rooms” è un film corale in tutti i sensi. La regia è infatti affidata da Tarantino ad altri 3 registi oltre a lui, che dirigono ciascuno un episodio della pellicola:
- Suite luna di miele, “Strano Intruglio” di Allison Anders
- Stanza 404, “L’uomo sbagliato” di Alexandre Rockwell
- Stanza 309, “I maleducati” di Robert Rodriguez
- Attico,”L’uomo di Hollywood” di Quentin Tarantino
Il collante tra tutte è Ted (Tim Roth), fattorino svogliato che prende servizio al Mon Signor Hotel di Los Angeles l’ultima notte dell’anno e deve occuparsi da solo di tutti gli ospiti dell’albergo. Nel cast figurano anche Valeria Golino, Madonna, Antonio Banderas, Salma Hayek, Bruce Willis, oltre che lo stesso Tarantino. Grottesco, a tratti eccessivo, sicuramente originale, questo film ci porta in mondi totalmente diversi senza mai uscire dalla cornice comune, e apparentemente insignificante, dell’hotel.
Pretty Woman (1990)
Moderna trasposizione di Cenerentola, “Pretty Woman” del regista Garry Marshall rappresenta la commedia romantica per eccellenza. Siamo ancora a Los Angeles, dove Vivian Ward (una Julia Roberts all’inizio della sua carriera, che verrà lanciata proprio grazie a questo film) lavora come prostituta. Una sera viene avvicinata da Edward Lewis (Richard Gere), un imprenditore miliardario che la assume per un’intera settimana, da trascorrere insieme nell’hotel di lusso presso cui alloggia.
Qui inizia la trasformazione e l’avvicinamento dei due personaggi che, non senza qualche ostacolo per via di malintesi e interferenze esterne, finiranno per innamorarsi l’uno dell’altra.
Un amore a 5 stelle (1995)
L’hotel è proprio il luogo in cui lavora anche Marisa Ventura (Jennifer Lopez), mamma single del Bronx impiegata come addetta alle pulizie e cameriera ai piani del Beresford, un albergo a 5 stelle di Manhattan. A cambiare la sua vita sarà l’incontro con Christopher Hall (Ralph Fennes), politico in corsa per il senato. Basta un pomeriggio insieme per convincerlo che Marisa è “quella giusta” e iniziare così una affannosa ricerca della donna in tutto l’albergo, cucine comprese.Nel film, diretto da Wayne Wang, figura anche un sempre bravo Stanley Tucci, aiutante del giovane innamorato.
Lost in translation (1974)
Delicato e divertente, “Lost in translation” di Sofia Coppola racconta la storia di un’amicizia, prima ancora che di un amore, tra due sconosciuti che si incontrano in un hotel di Tokyo. Bob Harris (Bill Murray) è un attore famoso sul viale del tramonto, che si trova in città per girare uno spot; Charlotte (Scarlett Johansson) invece è una giovane al seguito del marito, fotografo di moda, che la lascia spesso sola per lavoro.
Entrambi statunitensi senza alcuna conoscenza di giapponese, si troveranno a passare insieme diverse ore al bar dell’hotel, chiacchierando e rifugiandiandosi dal mondo esterno, uniti da una sintonia che capita solo tra anime gemelle.Premio Oscar nel 2015 per la miglior sceneggiatura originale, sempre di Sofia Coppola, il film venne girato dalla regista in sequenza, proprio per favorire la nascita di un rapporto sincero anche tra i due attori, che non si erano mai visti prima del set.
Il portiere di notte (1995)
Chiudiamo la nostra rassegna di film ambientati in hotel da vedere con due firme italiane. Vienna, 1957. Max (Dirk Bogarde) è il portiere di notte dell’Hotel der Oper, ma è anche – e soprattutto – un ex ufficiale nazista che lavora sotto falso nome per evitare la condanna. Lucia (Charlotte Rampling) è una ex deportata ebrea, sopravvissuta agli orrori del campo di sterminio e alla relazione, ambigua, con Max. L’incontro tra i due farà rivivere a entrambi la contraddizione sadomasochista del loro rapporto, in un film altamente simbolico. “Il portiere di notte”, di Liliana Cavani, merita di essere visto anche per la sua capacità di mettere in scena il legame, tensivo e continuamente capovolto, tra vittima e carnefice, in cui l’esplorazione della colpa e l’espiazione sono il vero tema.
Le conseguenze dell’amore (2004)
L’ultimo titolo (ma dovremmo dire gli ultimi due) della nostra carrellata è “Le conseguenze dell’amore” di Paolo Sorrentino. Il protagonista è Titta di Girolamo (Toni Servillo), un cinquantenne campano che vive da anni in un hotel svizzero, coltivando pochi e fugaci contatti sia con gli altri ospiti, che con il mondo esterno. E tuttavia, mano a mano che la storia procede, il passato e il possibile futuro dell’uomo si incrociano, ma il primo avrà la meglio. Titta è infatti il commercialista di un boss mafioso, ma la sua improvvisa generosità gli costerà cara, eliminando qualunque possibilità di vivere il sentimento maturato nel frattempo per Sofia (Olivia Magnani), la ragazza del bar dell’albergo.
Ultimi due titoli, dicevamo poco sopra, perché con questo film Sorrentino anticipa il suo interesse per le location alberghiere e, in particolare, per quelle svizzere. Proprio in una di queste si svolgono invece i fatti di Youth – La giovinezza (del 2015), con un cast di tutto rispetto capeggiato da Michael Caine. Vecchiaia e depressione sono sicuramente le cifre narrative della pellicola, che non manca di mostrare – nella maniera sapiente a cui Sorrentino ci ha abituato – la varietà umana nel suo complesso.
3 serie TV ambientate in albergo
E per gli amanti delle serie TV, abbiamo selezionato 3 titoli facili da trovare nelle principali piattaforme di streaming, tutte con un punto di vista unico sul mondo dell’hotellerie e uno svolgimento davvero coinvolgente.
The White Lotus (2021 e 2022)
Sceneggiate e dirette da Mike White, entrambe le stagioni di questa serie di successo targata HBO sono ambientate all’interno di una catena di resort di lusso, con sede alle Hawaii e in Sicilia.
Ospiti e personale dell’albergo sono al centro dei diversi episodi che ce ne mostrano segreti e debolezze. Nella prima stagione, seguiamo in particolare le vicissitudini di una novella coppia di sposini alle prese con un errore nella prenotazione (Jake Lacy e Alexandra Daddario), del direttore dell’hotel (Murray Bartlett), di una ricca famiglia con problemi di comunicazione (Connie Britton, Steve Zahn, Fred Hechinger, Sydney Sweeney) e di una facoltosa donna dall’instabile equilibrio emotivo (Jennifer Coolidge).
Proprio lei fa da legame con la seconda stagione, perché è l’unico personaggio che ritorna tra le due. Nel White Lotus siciliano, infatti, conosciamo la direttrice (Sabrina Impacciatore), le due giovani escort (Simona Tabasco e Beatrice Grannò), le due coppie di amici/nemici (Will Sharpe, Aubrey Plaza, Theo James, Meghann Fahy) e il trio maschile nonno, papà e figlio (F. Murray Abraham, Michael Imperioli, Adam DiMarco) in cerca delle proprie origini familiari.
Ingiustizia, ipocrisia, ingenuità sono gli ingredienti principali di questa serie, di cui è già stata annunciata la terza stagione.
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Bates Motel (2013 – 2017)
Se il nome vi suona familiare è perché lo avete già sentito, proprio qui. “Bates Motel” è infatti liberamente ispirato a “Psycho” il film di Hitchcock di cui abbiamo parlato poco sopra. Come la pellicola, anche gli episodi della serie sono ambientati nel motel di proprietà dei Bates, Norma (Vera Farmiga) e Norman (Freddie Highmore), madre e figlio. Il rapporto tra loro è piuttosto morboso, complice anche la misteriosa scomparsa di un uomo del posto, che attira i sospetti dello sceriffo locale (Nestor Carbonell).
Riusciranno i Bates a farla franca?
Nine perfect strangers – Nove perfetti sconosciuti (2021)
Una sola stagione autoconclusiva – almeno per ora – per “Nine perfect stranger”, la serie in 8 episodi tratta dall’omonimo romanzo di Liane Moriarty. Tranquillum è il nome del luxury resort gestito dalla enigmatica Masha (Nicole Kidman) che ha lo scopo di guarire le ferite dell’anima dei suoi ospiti. Tra loro, troviamo Francis (Melissa McCarthy) una scrittrice che sta vivendo un momento di down della sua carriera, Tony (Bobby Cannavale) ex giocatore di football ormai dipendente dalla droga, Jessica (Samara Weaving) influencer un po’ sciocca moglie di Ben (Melvin Gregg), Lars (Luke Evans) reduce da una sofferta rottura sentimentale, Carmel (Regina Hall) che è stata lasciata dal marito per una donna più giovane e la famiglia Marconi: padre (Michael Shannon), madre (Asher Keddie) e figlia (Grace Van Patten alias Zoe) in lutto per la perdita del figlio adolescente, gemello di Zoe.
Ben presto si capisce che i metodi di Masha non sono così ortodossi e che la scelta degli ospiti del resort non è affatto casuale…
Come abbiamo visto, un hotel può essere davvero teatro di vicende tanto sorprendenti quanto diverse tra loro, alcune delle quali potrebbero non essere così distanti dalla realtà che tu stesso vivi ogni giorno. Che dire, dunque, se non: the show must go on!