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Storytelling fotografico in hotel: come sfruttarlo per raccontarsi al meglio

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Cari e care WuBookers, si sente spesso parlare di storytelling fotografico o visual storytelling, ovvero di narrazione visiva – per immagini e fotografie appunto – della propria realtà. Quanto questo sia importante per hotel e strutture ricettive in genere, è presto detto. Ma come poterlo fare in modo originale e distintivo, è tutta un’altra questione. La stessa che abbiamo posto a Simone Cappelletti, fotografo di interni e non solo, con una lunga esperienza nel settore dell’ospitalità. Ecco cosa ci ha raccontato.

Come creare uno storytelling efficace attraverso le immagini

“La fotografia nel settore alberghiero ha un’importanza assoluta. Non saprei sinceramente come altro definirla”, esordisce così Simone Cappelletti quando gli chiediamo di spiegarci il ruolo del racconto per immagini per hotel e B&B. Un ruolo che paragona a quello di un biglietto da visita, che può convincere o meno, nel tempo di un solo sguardo.

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Interior design e progettazione: Deposito Creativo

Sfogliare le immagini è un gesto sempre più comune e rapido nella quotidianità di ciascuno di noi e, quando si tratta di strutture ricettive, può essere determinante. “La narrazione degli spazi, il modo di abitarli e le possibilità che offrono derivano dal servizio fotografico che il potenziale cliente si trova ad analizzare non appena apre un sito o un social”, prosegue.
È spesso (solo) grazie alle fotografie se l’utente deciderà o meno di prenotare presso una struttura, facendosi un’idea preliminare di come starà e di come trascorrerà il suo soggiorno.
“Non si tratta solo di fotografia, ma di concetto”, puntualizza Cappelletti, che aggiunge: “Un buon servizio fotografico deve essere accompagnato da uno studio degli spazi e dell’idea che si vuol far passare di quegli spazi”. Tutto sta quindi nel costruire un immaginario attraente e coerente allo stesso tempo: questo è il segreto di uno storytelling davvero efficace. Un lavoro di progettazione pratica e creativa che precede e affianca lo shooting vero e proprio, anche grazie all’intervento di figure specializzate, come interior designer e home stager per hotel e case vacanza.

Ma attenzione a non tradire le aspettative degli ospiti: secondo il fotografo, infatti, la fotografia in questo caso non può mentire, ma deve persuadere e rispettare il cliente, anche nelle sue promesse. “L’impressione che si ha nel vedere e valutare un’immagine è la stessa che si deve avere una volta entrati in quello spazio”. Parola d’ordine sincerità dunque, pena la delusione della clientela con tutte le possibili conseguenze.
E questo non è l’unico errore che chi sceglie il mezzo fotografico rischia di commettere, per ingenuità o superficialità.

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Interior design e progettazione: Deposito Creativo

3 errori da non commettere quando si fotografa un hotel

Il primo, purtroppo molto comune, riguarda proprio i professionisti coinvolti. Spesso infatti albergatori e proprietari si affidano a chi non fa il fotografo di interni di mestiere o gestiscono in autonomia gli scatti della struttura. Una leggerezza che dipende da tanti fattori (inesperienza, mancanza di contatti diretti, e così via), tra cui anche la volontà o necessità di risparmiare.

E questo è il secondo passo falso. Specialmente chi non conosce il settore, infatti, tende a sottovalutare il potenziale di un servizio fotografico. “Spesso si esita ad investire una cifra senza rendersi conto che ciò che quella cifra produce sono possibili prenotazioni e guadagni. Spendere la giusta quantità di denaro rende più di quanto si immagini”, spiega Cappelletti.

Infine, le tempistiche: un servizio fotografico, per essere realizzato a dovere, ha bisogno di tempo. Come anticipato, infatti, non basta avere gli spazi pronti per l’accoglienza per iniziare a scattare; e il lavoro non termina con la realizzazione delle immagini. Prima dello shooting, è necessario predisporre ambienti e oggettistica (il set) e preparare una scaletta delle fotografie che si intende realizzare: attività che richiedono uno o più sopralluoghi, e l’intervento di professionisti ad hoc.
Vanno quindi fatti gli scatti in una o più giornate, a seconda della quantità e complessità e, in alcuni casi, delle condizioni meteorologiche: pensa ad esempio alle fotografie della piscina o degli spazi all’aperto.
Successivamente si procede con la post produzione, ovvero gli interventi di correzione colori, luminosità e altri piccoli difetti che rendono il servizio omogeneo ed esteticamente impeccabile.
Tutte operazioni che vanno considerate e messe in fila, dal punto di vista operativo e temporale, nell’arco di alcune settimane se si vuole ottenere un buon lavoro.

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L’eccezione che conferma la regola: consigli utili per non sbagliare

Questa almeno è la teoria, e poi c’è la pratica. “Ricordo una due giorni di servizio di fuoco in Sardegna in cui, a servizio ultimato e una volta preparato il sito, non solo le prenotazioni migliorarono, ma si creò letteralmente una realtà che senza quelle immagini e quel lavoro praticamente non sarebbe esistita o non avrebbe avuto speranza di esistere”.Una bella soddisfazione, ricorda Cappelletti, sia per la proprietà che per le diverse figure coinvolte. “Fu un successo, ma lo sforzo per portare a casa allestimento e fotografie di due villette e quattro appartamenti in 48 ore non fu affatto indifferente. Fortunatamente lavoravo con una interior fenomenale!”, aggiunge con una punta di sollievo.

A conferma del fatto che, anche quando non ci può essere disponibilità di tempo, deve esserci sempre professionalità, esperienza e competenza da parte di tutti, compreso il padrone di casa. “Bisogna essere disposti ad accettare che ognuno ha il suo compito e va aiutato se si vuole raggiungere un risultato”. Quindi no a interventi troppo invadenti che rischiano di intralciare il progetto e portarlo fuori strada.

Il che non significa però rinunciare ad avere uno stile riconoscibile o adattarsi a tutto ciò che viene proposto. A questo proposito, Cappelletti confessa di aver messo a punto una strategia operativa molto apprezzata dai suoi clienti. Per prima cosa, si occupa di terminare il servizio secondo gli standard richiesti; poi però si dedica anche all’elaborazione di scatti che rispondano a una sua visione personale degli spazi e che mette a disposizione dei suoi committenti. Un modo di lavorare che conferma il clima di fiducia e stima reciproca che riesce a creare sul set, visto che spesso quegli stessi scatti vengono scelti tra quelli ufficiali.

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Il futuro dello storytelling fotografico tra smartphone e nuove tendenze

Per chiudere, abbiamo chiesto a Simone Cappelletti di darci la sua visione sulle nuove tendenze dello storytelling fotografico e su come, secondo lui, si evolverà questa pratica alla luce dell’enorme diffusione di strumenti sempre più potenti e facili da usare.

“Ora bisogna acchiappare nel tempo di uno scroll veloce”, dice. “Bisogna creare un’idea e non solo una descrizione pedissequa di uno spazio. Vendere il sogno e la magia di un posto è diventato compito dei social e non solo dei siti internet o dei siti di prenotazione. Adeguarsi a questo non è un male, anzi, credo sia di aiuto a crescere e a restare al passo con i tempi”.

Tempi che corrono appunto, in cui la tecnologia fa passi da gigante e i social network come Facebook o TikTok sono vetrine sempre più importanti per farsi conoscere e vendere. Cappelletti è ottimista su questo e prospetta un futuro roseo per il settore: affiancare foto e video, reel e storie, esperienze e testimonianze non può che contribuire a una narrazione tanto più completa e coinvolgente. “Bisogna anche essere coscienti però che è un lavoro”, precisa, “e farlo con coerenza e capacità non è alla portata di tutti quelli che semplicemente possiedono un telefono”.
Come a dire che produrre immagini è una cosa, produrre immagini di qualità è un’altra.