Cari e care WuBookers, come viaggiatori e professionisti, siamo tutti abituati alla classificazione per stelle di hotel e strutture ricettive in genere.
Non ci riferiamo alle valutazioni delle OTA o alle recensioni degli utenti, che spesso si affiancano e imitano i sistemi ufficiali per logica e simbologia, ma proprio ai criteri di attribuzione istituzionali.
Ma come funzionano e come si decide l’assegnazione delle stelle?
Attualmente non esiste una procedura universale condivisa e, anche se sono state avviate alcune iniziative in questo senso, ad oggi ogni Paese procede in autonomia, Italia compresa.
Sistema di catalogazione delle strutture in Italia fino al 2008
In Italia, la necessità di individuare un sistema di classificazione degli alberghi sulla base di criteri standard non è nuova, ed è stata oggetto di diversi provvedimenti legislativi nel corso del tempo, il primo dei quali risale al ventennio fascista.
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Con il Regio Decreto Legge n. 975 del 18 gennaio 1937 si stabilivano infatti le condizioni per cui alberghi, pensioni e locande potevano appartenere a una delle cinque classi: di lusso, di prima categoria, di seconda categoria, di terza categoria e di quarta categoria. I criteri comprendevano indicazioni quali: “sale di ritrovo, di lettura, scrittura, trattenimento, di giuoco, di ristorante e banchetti, locale di mescita e sale da ballo, tutte arredate con eleganza e signorilità” e “bagni per non meno della metà delle camere”, oppure ancora “personale di servizio in numero proporzionato all’importanza dell’azienda e alle peculiari esigenze della clientela con uniformi adatte agli ambienti nei quali si svolge il servizio”.
Esistevano però delle deroghe che potevano essere applicate su base regionale.
Con la Legge quadro 217 del 1983, fu imposto un cambiamento teso a uniformare la situazione tra Regioni: con decorrenza al 1° gennaio 1995, le strutture esistenti avrebbero dovuto adottare la classificazione a stelle (da una a cinque), traducendo così le vecchie categorie (il lusso equivaleva a cinque stelle, la prima categoria a quattro stelle, la seconda a tre e così via). Tuttavia, il passaggio dal vecchio al nuovo modello non venne accompagnato dall’identificazione di nuovi criteri e regioni diverse adottarono sistemi diversi: alcune tramite punteggi minimi per conseguire un certo numero di stelle e altre invece basandosi su requisiti minimi obbligatori. Di conseguenza, anche se per tutti valevano le stelle, il loro valore poteva essere diverso da una zona all’altra.
La classificazione in stelle degli hotel: come funziona oggi
La situazione si è modificata, almeno a livello legislativo, a partire dal 2009 quando è entrato in vigore il Decreto del 21 ottobre 2008 (chiamato anche “Italy Stars & Rating”) con l’obiettivo di identificare “standard minimi nazionali dei servizi e delle dotazioni per la classificazione degli alberghi, lasciando alle Regioni e alle Province autonome, competenti per materia, l’individuazione, nelle norme di recepimento, di ulteriori caratteristiche connesse al territorio”.
Viene quindi ribadita fin dalle prime righe l’autonomia delle Regioni circa eventuali eccezioni e interventi migliorativi, nonché – nei passaggi successivi – per quello che riguarda le modalità di controllo.
Questo risulta particolarmente interessante soprattutto in relazione alla pratica diffusa di attribuzione delle stelle. Per aprire una struttura, infatti, l’albergo è tenuto a presentare la SCIA (segnalazione certificata di inizio attività) e, da lì in poi, seguire gli step previsti dall’amministrazione locale.
Spesso questo coincide con la compilazione di alcuni moduli e con l’autoassegnazione delle stelle sulla base dei requisiti individuati, che dovrebbe essere successivamente (e periodicamente) verificata da incaricati comunali, con validità quinquennale.
Il documento di legge fornisce una descrizione dettagliata di quali sono gli standard minimi per ogni stella, suddivisi in varie tipologie: vediamoli nel dettaglio.
Hotel a 1 stella
Gli alberghi a una stella devono garantire – tra le altre cose – un servizio di ricevimento di almeno 12 ore, con servizio di trasporto bagaglio a carrello nelle stesse ore e addetto a chiamata per il servizio di notte.
Le camere devono essere minimo 7, di superficie di almeno 8 metri quadrati al netto dell’eventuale bagno privato. Inoltre, devono essere pulite una volta al giorno con cambio di biancheria da letto e da bagno due volte alla settimana (e ad ogni cambio cliente).Nelle stanze gli ospiti troveranno asciugamani e teli, oltre che prodotti per l’igiene personale, cestino dei rifiuti e sacchetti igienici.I bagni privati devono corrispondere al 40% delle camere e avere una superficie minima di 3 metri quadrati. Nell’albergo deve essere presente un’area comune e un punto ristoro, anche con distributore automatico.
Hotel a 2 stelle
Gli alberghi a due stelle prevedono, in più rispetto ai precedenti, il servizio di prima colazione, in sale o aree comuni destinate anche ad altri scopi. Queste devono avere una superficie da 4 a 0,5 mq a seconda del numero delle stanze.La sostituzione della biancheria deve avvenire due volte alla settimana per il letto e tre volte per il bagno. Il numero di bagni privati completi di tutto deve essere pari all’80% delle camere. La struttura deve inoltre possedere un ascensore se si sviluppa su più di un piano.
Hotel a 3 stelle
Le caratteristiche degli hotel a 3 stelle prevedono, in più, l’apertura della reception per almeno 16 ore su 24 e un servizio bar, anche nelle camere, di 12 ore con addetto.A proposito di addetti, il personale dell’hotel è tenuto a conoscere una lingua straniera e a indossare divise apposite.
Le camere dotate di bagno privato devono essere la totalità, mentre almeno la metà deve essere provvista di cassetta di sicurezza (l’hotel deve comunque assicurare la possibilità di custodire beni di valore nella cassaforte generale). All’oggettistica presente in camera si aggiunge anche l’asciugacapelli.
Hotel a 4 stelle
Una delle principali differenze tra 3 e 4 stelle riguarda la pulizia delle camere, che deve essere eseguito una volta al giorno con riassetto pomeridiano. La biancheria da camera e da bagno deve essere cambiata ogni giorno (per la gestione ottimale di questo tipo di servizio ti consigliamo di attivare l’apposita funzionalità di housekeeping management integrata nel sistema Zak, il gestionale per hotel di WuBook).
Il personale in servizio deve conoscere due lingue estere e gli ospiti devono poter contare, tra gli altri, su:
- servizio di lavaggio e stiratura con riconsegna in 24 ore;
- parcheggio assicurato dalle 8:00 alle 22:00 (per almeno la metà delle camere);
- vano adibito a deposito bagagli e guardaroba;
- sale o aree prima colazione, bar, riunioni, oltre che ristorante (se previsto).
Le dimensioni delle camere cambiano, passando da una minima singola di 9 mq a 15 mq per le doppie, e il bagno deve essere di almeno 4 mq.
Deve inoltre essere presente un sistema di condizionamento dell’aria per le camere poste a meno di 500 metri slm, un frigo bar e un accappatoio per persona.
Hotel a 5 stelle
L’hotel a 5 stelle è il massimo della classificazione che si può raggiungere e comporta, oltre a quanto già visto per la categoria subito inferiore: apertura e accoglienza 24 ore su 24, portiere di notte e trasporto bagagli con addetto. Il servizio bar in camera deve essere garantito a qualunque ora. Gli arredi in dotazione delle camere comprendono anche misure per ridurre i rumori, mentre l’accesso alla struttura dovrà essere protetto da portici o pensiline (salvo eccezioni in caso di vincoli dell’edificio).
Le camere doppie sono grandi minimo 16 mq a cui si aggiungono 5 metri quadrati di bagno privato.
Gli indumenti degli ospiti che usufruiscono del servizio di lavanderia devono essere restituiti in giornata e per l’80% degli alloggi dovrà essere garantito il parcheggio.
Il personale, infine, dovrà parlare almeno 3 lingue straniere.
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Tutto questo, però, è valido solo per le strutture di nuova costruzione o soggette a interventi di rinnovamento. Come per le norme relative all’accessibilità, il decreto del 2008 stabilisce infatti che “gli standard minimi di cui al presente provvedimento sono definiti in relazione all’apertura di nuovi alberghi o alla ristrutturazione di quelli esistenti”. Mentre per gli alberghi già esistenti “è comunque escluso l’obbligo di adeguamento ai requisiti strutturali” ed è ribadita la libertà delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano su eventuali iniziative di adattamento.
Altri sistemi di catalogazione
Attualmente non esiste una regolamentazione comune a tutti i Paesi del mondo e può capitare quindi che ciò che consideriamo lusso in Italia abbia una connotazione diversa altrove, o venga segnalato con un sistema differente a seconda del luogo in cui si trova la struttura. Tuttavia, qualche tentativo di uniformità è stato fatto. Uno dei più noti è la Hotelstars Union, del consorzio Hotrec – Hospitality Europe che ha l’obiettivo di creare una “classificazione armonizzata degli hotel con criteri e procedure comuni per creare trasparenza e sicurezza per l’ospite, ma anche per rafforzare la reputazione e la qualità del settore alberghiero e quindi il marketing alberghiero”.
Tra i Paesi membri, che partecipano con le associazioni di categoria, non è presente l’Italia, ma sul sito della società è comunque possibile fare un test di valutazione in italiano, operazione che – si legge in una recente news – è caldeggiata anche da Federalberghi.
In generale, un sistema di attribuzione comune – all’interno di un singolo Paese o più – può rivelarsi particolarmente utile per gli ospiti (compresi quelli internazionali) e per gli alberghi, poiché fornisce uno strumento di confronto facile e uniforme. Semplificando la comparazione di diverse strutture, infatti, la classificazione aiuta i clienti a orientarsi meglio in fase di selezione e prenotazione: un vantaggio per gli ospiti e per gli hotelier, che possono far emergere con maggiore chiarezza le loro caratteristiche, attirando quindi il pubblico giusto.